domenica 9 agosto 2015

Siva, la tradizione segreta, la montagna e la gnosi.

“Ora che l’umanità è quasi tutta fissata in concezioni di carattere dualistico, bisogna che la tradizione segreta non si interrompa”. Questo si proponeva il supremo Siva, allorché un giorno, mosso dal desiderio di soccorrere gli uomini, si chinò grazioso sopra Vasugupta in sogno e ne dischiuse l’intuizione. “Su questa montagna, in una grande roccia, è custodito l’insegnamento segreto. Dopo averlo penetrato manifestalo a quelli che sono atti a ricevere la grazia”. Vasugupta, risvegliatosi, si mise in cerca sino a che giunse al cospetto di questa grane roccia la quale, a conferma del sogno, al solo tocco della mano ruotò su se stessa. In questo modo entrò in possesso degli Sivasutrà, compendio delle dottrine segrete di Siva. Dopo averli penetrati fino in fondo li rivelò ai suoi degni discepoli, primo tra tutti Bhatta Kallata, e li riassunse nelle Spandakarika. (Vasugupta, Sivasutra, con il commento di Ksemaraja, trad. it. intr. e commento di Raffaele Torella, Ubaldini Editore, Roma 1979)
Se sostituissimo i nomi, che per l’occidente sono esotici con nomi più vicini al nostro immaginario, non sarebbe difficile far passare questo testo per un racconto medievale o anteriore. La vicinanza con lo Mazdismo o lo Gnosticismo possono essere evidenti. Questa, è solo una ipotesi, quasi un gioco. Il “mito” della montagna e di una o più pietre con su incisi, comandamenti, aforismi, epigrammi ecc., non è cosa nuova come non lo è la ricerca dell’unità che trascende i movimenti dualistici. Se i simboli della pietra e della montagna sono simboli Archetipici, senza voler entrare in questa sede nel significato attribuito al simbolo o a ciò che è archetipico è importante rilevare un elemento comune a molte culture, elemento che soprattutto in occidente e nella decadente cultura contemporanea è il grimaldello dei detrattori delle scienze ermetiche: il segreto.
            Il segreto, quello della Tradizione è un segreto che per sua natura non può essere svelato ma, al massimo tramandato. Coloro che sono chiamati a detenerlo, gli eletti, nel senso di scelti, hanno tutti superato delle prove od hanno delle determinate caratteristiche psichiche o animiche a seconda del vocabolario o della formazione culturale di riferimento. Detenere il segreto, che per estensione è segreto iniziatico, impone la sua penetrazione. Per penetrare il Segreto sono necessarie la coscienza, la consapevolezza, l’unione di quanto è frammentato nell’individuo (altrove tornerò a più riprese sul rapporto “erotico” tra maschile e femminile). Solo dopo aver compreso e compenetrato il segreto si assume una seconda obbligazione tradizionale, che non è come molti immaginano la sua custodia, ma piuttosto la sua trasmissione.
            Che si volga lo sguardo ad Oriente o ad Occidente, che si guardino le stelle o le profondità della coscienza/anima degli uomini, il segreto che si rischia di scoprire è così destabilizzante, che non può essere una via seguita dai più.
            In questi ultimi decenni, forse per coloro che camminano la Via, sono diminuiti i pericoli ma, per certo sono aumentate le difficoltà e le distrazioni.
Gioia – Salute – Prosperità
© Michele Leone

Immagini prese dalla rete




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