sabato 31 gennaio 2015

Per chi cammina sulla Via


Per chi cammina sulla Via

Frammenti cosmici per riunire ciò che è sparso (senza commento)

Se si supera per un momento l’ostacolo della materia, meglio della realtà intesa convenzionalmente  le opportunità di comprensione si decuplicano esponenzialmente all’infinito. Lo spazio ed il tempo divengono un accidente secondario ed il Grande Gioco diviene più caro al cuore, più chiaro agli occhi dei sensibili. E non importa se sia una strada di conoscenza o l’altra, la diversità tra psicanalisi, antiche religioni Egizie o Babilonesi, scuole muratorie e sette varie nella sua intima essenza non esiste, per assurdo, per coincidenza degli opposti non esistono neanche il bene od il male (questo è un discorso che ha a che fare con l’Amore, altrove ne parleremo). Discernere e secernere, passare senza continuità apparente dal solve al coagula, essere  fluidi fluttuanti a fermi. Virili nella volontà accedendo al femminino sacro con rispetto. L’importante non è lasciare il segno ma essere segnati, ricevere, riconquistare il segno che  è simbolo ed archetipo; questa è la gioia massima ed il dolore straziante. La superiorità della poesia sulla prosa è nella scarna lettera, nel linguaggio che non parla al pensiero solo. Non a caso nel Testamentum è detto: “Philosophi duplicem modum in eorum scriptis posuerunt, unum verum, et alium falsum; verum per verba obsura, ut nisi a filiis doctrinae posset intelligi; falsum autem sub verbis intelligibilibus posuerunt”. Essere, poter essere, divenire l’essere nella sua essenza senziente, oltrepassare la carne con uno sguardo. Grande dono è il silenzio, ovunque, da sempre e per sempre, è donato a chi si pone sulla strada, allo straniero dimentico si sé, conoscitore di Sé. Nel silenzio e nella solitudine bisogna morire, con le mani aperte mentre erano serrate in un pugno di potenza al primo vagito. La parola dicevamo, nella poesia è “superiore”, ma non è massima. Solo quando anche la parola muore a se stessa diviene suono (musica) diviene finalmente vibrazione, questo  il potere narrato nei miti e nelle leggende, la vibrazione è il poter agire, non a caso le pietre vibrano, ed il cosmo canta e v’è la lingua degli uccelli. Chi siamo noi per non definirci apprendisti? Chi così arrogante da definirsi Maestro in questa via?

Più oltre per oggi non mi è lecito andare, pregate le vostre preghiere per voi e per chi scalzo e nudo cammina impervi sentieri tra roseti ardenti.

Ho sentito

Gioia – Salute – Prosperità

© Michele Leone

Immagine presa dalla rete

lunedì 19 gennaio 2015

Ricetta per inchiostro, da: I Secreti de la Signora Isabella Cortese

Mentre preparo un lavoro sul volume: I Secreti de la Signora Isabella Cortese, ne’ quali si contengono cose minerali, medicinali, arteficiose, & Alchimiche, & molte de l’arte profumatoria, appartenenti a ogni gran Signora. Con altri bellissimi Secreti aggiunti. Vi riporto una ricetta per inchiostro particolare.
Inchiostro che in quaranta dì sparisce e non si vede

Piglia acqua forte da partire e in quella fa bollire la galla poi il vitriolo, poi mettigli tanto sale armoniaco quanto nell’acqua si potrà far risolvere, e poi metti la gomma arabico dentro, e questo inchiostro farà l’effetto sopradetto. E dico che la littera e l’inchiostro verrà più nero che l’altro.

Gioia - Salute - Prosperità
Michele Leone


martedì 6 gennaio 2015

Cardano, Ildegarda, Tritemio e caldaia che non funziona…ovvero Occultismo e problem solving. Una storia vera (o quasi).


Cosa hanno in comune questi tre personaggi storici? Probabilmente, ma solo probabilmente nulla. Questo trio con una caldaia? Ancor meno.

Immaginate di svegliarvi, o meglio di alzarvi dal letto dopo una notte insonne in una fredda mattina di gennaio (per la precisione la mattina dell’Epifania, sarà un caso?) e scoprire che il freddo che sentite non è dovuto ad una “morte interiore” ma, semplicemente ad un guasto alla caldaia. Immaginate anche di essere un uomo malpratico (di quelli che chiamano l’elettricista per cambiare una lampadina), fornito solo di una parte del manuale di manutenzione, il resto del manuale sarà disperso tra Atlantide ed Alessandria.

Date queste premesse quasi apocalittiche, cerchiamo di capire cosa e come farlo. Le moderne caldaie unitamente agli occulti libri che le accompagnano sono ricche di strani simboli e quanto è scritto nei manuali comprensibile solo agli iniziati alle arti meccaniche ed idrauliche; tra disegni misteriosi e parole oscure si ha il sospetto che sarebbe di più facile comprensione il manoscritto di Voynich.

Per prima cosa è opportuno preparare una antica e misteriosa bevanda che prende il nome di caffè. Successivamente dopo aver invocato la protezione e benedizione di qualche Santo o Divinità a seconda del proprio credo è opportuno mettersi al lavoro. Strumenti indispensabili sono la ricerca empirica e la Simbolica. Ops quasi quasi sembrano i preliminari di un alchimista nel suo laboratorio. Se di immediata comprensione è l’utilizzo della ricerca empirica, potrebbe esserlo meno quello della Simbolica. Se la Simbolica è la scienza che studia i simboli ecco che inizia a diventare chiaro il suo utilizzo. Il linguaggio simbolico, per quanto fatto di meta rimandi ad altro, probabilmente è l’unico linguaggio davvero universale. Bene lo sapeva Ildegarda, proclamata Dottore della Chiesa da Benedetto XVI nel 2012. Lei, benedettina come Tritemio, ebbe a creare in quell’epoca per molti oscura, che ci ostiniamo a chiamare Medio Evo la Lingua ignota composta dalle 23 litterae ignotae. Probabilmente i redattori di un manuale di caldaie non hanno creato un linguaggio ad hoc, ma hanno semplicemente usato il linguaggio comune criptato in una qualche forma. Per puro divertimento, ipotizziamo questi redattori membri di una qualche sconosciuta consorteria come ad esempio la Confraternita Celta, abbiano utilizzato la steganografia. Oddio, e che parolaccia è ma questa? Si mangia?  No, non si mangia, ma utilizzata come mestiere potrebbe portare ad un buon salario. Steganografia deriva dal greco:  stego + graphein che sta per nascondere/occultare + scrivere, quindi scrivere qualcosa nascondendo. “Padre” della steganografia è Tritemio con il suo Steganographia, a dire il vero il nostro benedettino non voleva pubblicarlo, la storia di questo libro meriterebbe un capitolo proprio, ed infatti è uscito postumo. Del disco rotante di Tritemio (che non ha nulla a che fare con qualche attributo dei robot nei cartoni Giapponesi) troviamo traccia in Bruno e guarda caso nelle opere magiche.  A complicare o facilitare le cose ci ha pensato Gerolamo Cardano, inventore e scopritore di molte cose, quasi eretico, matematico e chi più ne ha ne metta, con la sua griglia.

Tutte queste strade, questi tentativi, portano a poco. Se si vuole davvero comprendere un libro (sia esso scritto o quello della natura[1]) misterioso ed occulto bisogna avere le GIUSTE chiavi per comprenderlo altrimenti si rischia di spendere molto, troppo, tempo nella ricerca della comprensione. Lo strumento più utile è la Simbolica, purtroppo non è sufficiente, almeno in questo caso a riavviare la caldaia, almeno supporta nella comprensione di quegli strani segni, che sono simboli.

Cosa significa questa storiella? Ha una morale?

Mi dispiace deludervi, ma non penso significhi qualcosa di preciso. In essa, però, ci sono degli indizi, dei rimandi più o meno visibili. Se non avete di meglio da fare provate a scoprirli; non dimenticate di leggere la tredicesima epistola di Dante (http://www.classicitaliani.it/dante/cangran.htm).

Alla fine la caldaia è stata aggiustata? Purtroppo non posso invitarvi per un caffè, quindi ai posteri la risposta J.

Gioia – Salute – Prosperità

© Michele Leone nel giorno dell’Epifania A.D. 2015

P.S. Queste righe non voglio essere un contributo scientifico alla ricerca sull’Alchimia ed altre discipline, solo una “favola”.
 




[1] Scriveva Alano di Lilla:
Omnis mundi creatura
quasi liber et pictura
nobis est in speculum;
nostrae vitae, nostrae mortis,
nostri status, nostrae sortis
fidele signaculum.
Nostrum statum pingit rosa,
nostri status decens glosa,
nostrae vitae lectio;
quae dum primo mane floret,
defloratus flos effloret
vespertino senio.

 

sabato 3 gennaio 2015

Nota 0.1 per lo studente di Scienze Ermetiche e sulla Biblioteca Minima


Spesso, troppo spesso, chi si avvicina alle Scienze Ermetiche o per dirla con una espressione troppo ritrita all’esoterismo o non sa da dove cominciare o non si sa perché è disposto ad avvicinarsi a queste materie senza spirito critico o considerando la formazione/preparazione come inutile orpello.

Questa nota, che segue e sarà seguita da altre brevi riflessioni, vuole essere parte di un discorso più ampio. Come per altre discipline la prima cosa da sapere e che ci vuole costanza, dedizione, sacrificio ed amore. Non basta aver letto un paio od una ventina di volumi di non si sa chi per potersi definire studente delle Scienze Ermetiche, figuriamoci cultore della materia.

Chi si volesse avvicinare a certi argomenti da dove dovrebbe partire? La risposta più sincera e provocatoria allo stesso tempo potrebbe essere: dall’inizio.

In questa sede non è opportuno dare una definizione di Ermetismo, Esoterismo, Alchimia, Astrologia, Magia ecc., al di la delle definizioni tutte queste materie posso rientrare nel coacervo delle Scienze Ermetiche o Tradizionali. Una domanda è legittima: cosa unisce queste discipline? E subito dopo: quale è o può essere il giusto metodo per affrontarle?

Queste materie fanno parte della storia del pensiero sia esso filosofico o sacro degli esseri umani. Quindi in una qualche forma sono antiche quanto l’uomo ed esse vanno indagate oltre che con lo strumento privilegiato dell’iniziazione, ammesso che esistano ancora maestri in grado di trasmettere da bocca ad orecchio, con la filosofia, l’antropologia, le scienze sociali ed umane in genere sino alla psicologia.

Probabilmente il primo libro da leggere per chi volesse avvicinarsi a certe discipline dovrebbe essere una storia della filosofia antica. Perché? Perché la nascita della filosofia occidentale per certi versi segna il passaggio da una conoscenza mitica ed “irrazionale” ad una conoscenza razionale e sistematica. Un altro aspetto, di capitale importanza, è che i primi filosofi erano anche sciamani, maghi ed iniziati come ad esempio Pitagora od Empedocle. Quindi come voler sperare di comprendere qualcosa di quanto è successo nelle epoche successive senza avere almeno un’idea superficiale di quanto è accaduto nel passato. Oltre alla lettura di un manuale di storia della filosofia antica, è indispensabile avere accesso a numerosi dizionari sia tecnici che di varie lingue. La lettura comparata dei vocabolari, aiuta a formarsi un’opinione sulle varie idee o parole ed in alcuni casi a coglierne sfumature che possono assumere l’importanza della chiave di volta di un edificio.

Alla prossima nota

Gioia – Salute – Prosperità

© Michele Leone

Immagine presa dalla rete. Biblioteca Jay Walker

 

venerdì 2 gennaio 2015

Appunti sulla leggenda della vera Croce, Salomone e la Regina di Saba


La storia deve essere conosciuta da coloro che si occupano di miti e scienze tradizionali, per sapere quanto ci si scosta dalla realtà comunemente intesa e quando si supera la soglia di quanto è “ordinario”.

La devozione verso la Croce è cosa nota, come sono note le molteplici reliquie ad essa legate. La devozione spesso è alimentata da miti e leggende ed in questi vengono inseriti più o meno consciamente dei riferimenti che potremmo definire “occulti”.  Questi riferimenti sono il “filo rosso” da seguire per ritrovare storie dimenticate o disperse in vari frammenti e celate nei luoghi più diversi. Non a caso una vecchia massima iniziatica recita: “riunire ciò che è sparso”, ad indicare il dovere di colui che si avvicina a certi argomenti di peregrinare e cercare senza sosta la semplice unità della conoscenza.

Probabilmente la più completa descrizione della leggenda della vera Croce la troviamo nell’opera di Jacopo da Varagine: Leggenda Aurea.

La parte di maggior interesse per questi appunti della “Leggenda” è l’inizio che riportiamo:

“Si dice che in questo giorno la santa croce sia stata ritrovata duecento anni e più dopo la resurrezione di nostro Signore. Si legge nel vangelo di Nicodemo che un giorno che Adamo era malato, il figlio Seth si recò sino alle porte del Paradiso a chiedere l’olio del legno della misericordia con cui ungere il corpo del padre e restituirgli la salute. Gli apparve l’arcangelo Michele e gli disse: <<Non piangere per ottenere l’olio del legno della misericordia perché in nessun modo potrai averlo fino a che non saranno compiuti cinquemila anni>>; cioè, all’incirca, il tempo che intercorre da Adamo alla passione di Cristo.

Si legge altrove che l’arcangelo dette a Seth un ramoscello da piantare sul molte Libano. In un’altra storia pure apocrifa leggiamo che questo ramoscello era dell’albero che aveva fatto peccare Adamo e che l’arcangelo disse a Seth: <<Tuo padre guarirà quando questo ramo farà i suoi frutti>>. Quando Seth tornò a casa trovò il padre morto e pianto il ramoscello sulla sua tomba: ben presto il ramo divenne un albero che viveva ancora ai tempi di Salomone. Si lascia al giudizio di ogni lettore decidere se queste vicende siano vere o false dal momento che non si trovano in nessuna storia autentica.

Salomone, colpito dalla bellezza di questo albero, comandò di abbatterlo e di trovargli un posto nella costruzione del tempio.

Ci narra Giovanni Beleth che per quest’albero non si poteva, in alcun modo, trovare un posto adatto ed ora pareva troppo lungo ed ora pareva troppo corto: infatti se gli operai ne tagliavano un pezzo per dargli la giusta misura ecco che diveniva troppo corto; alla fine gli operai persero la pazienza e lo gettarono su di un lago perché servisse da ponte.

Quando la regina di Saba si recò ad ascoltare le sapienti parole di Salomone ebbe ad attraversare il detto lago: ed ecco che vide in ispirito come su quel legno dovesse essere sospeso il Salvatore del mondo onde non volle passarvi sopra ma devotamente si prostrò ad adorarlo.

Si legge invece nella storia scolastica che la regina di Saba vide nel tempio di predetto legno e che, tornata nella sua dimora, scrisse a Salomone che su quel legno doveva essere sospeso uno per la cui morte avrebbe avuto fine il regno dei giudei. Allora Salomone fece togliere quel legno dal in cui si trovava e ordinò che fosse seppellito nelle viscere della terra: più tardi, là dove l’albero era stato sotterrato, venne costruita la piscina probatica; onde non era solo la discesa dell’angelo, ma la virtù del prezioso legno, a turbar l’acqua e a guarire gli infermi.

Si dice che all’avvicinarsi della passione di Cristo il legno emerse dalle profondità della terra: i giudei che lo videro ne fecero una croce per nostro Signore. Afferma la tradizione che la croce di Cristo sia stata composta con quattro specie di legno. La palma, il cipresso, l’olivo e il cedro formano le quattro parti di cui la croce è costituita, ossia il tronco orizzontale, il tronco verticale, la tavoletta posta sulla sommità della croce, il tronco di base; o, secondo Gregorio di Tours, la tavoletta posta sotto i piedi di Cristo.”

Al di là delle evidenti contraddizioni contenute in parte di questa leggenda è importate notare come ci siano dei rimandi forti ad altre tradizioni e leggende.

E’ Seth e non Caino a recarsi alle porte del Paradiso. Seth, importante per i tre monoteismi è anche secondo varie tradizioni colui che raccolse il sapere segreto di Adamo che in seguito confluì nella cabala. Non potrebbe essere diversamente in quanto gli unici sopravvissuti al diluvio furono i figli dei figli di Seth attraverso Noè. Seth è figura di rilievo nella gnosi, nelle chiese orientali e di lui si parla nel libro “Libro dei Giubilei” considerato canonico dalla sola chiesa Copta.

Un’altra domanda che ci si dovrebbe porre e perché fu Michele a parlare a Seth. “Tradizionalmente” l’arcangelo che dovrebbe svolgere la funzione di guaritore è Raffaele.

In questa versione della leggenda viene dato a Seth un ramo (in altre versioni dei semi), un ramo che potrebbe essere stato preso direttamente dall’albero della conoscenza del bene e del male e non da quello della vita. Non solo una volta arrivato sulla terra quest’albero deve subire tutta una serie di processi, che potremmo paragonare a delle purificazioni o “prove”.

Nella leggenda compare una figura troppo spesso dimenticata: la regina di Saba. Questa regina descritta in alcune opere “storiche” o romanzate è di importanza vitale quando si va alla ricerca di regni mitici o alla sua relazione con re Salomone e Hiram. Si proprio Hiram il Maestro Architetto dei massoni. Ora giocando con la fantasia, non sarebbe possibile ipotizzare che gli operai che gettarono il tronco non siano stati gli stessi che lo hanno ucciso? Nella leggenda alla sensibilità (solo artistica) di Salomone si contrappone quella della regina di Saba, ed è lei che riceve la conoscenza dello scopo di quel “legno”.

Un caso che sul luogo di sepoltura del “legno” fosse stata costruita la piscina probatica? Quella che serviva per purificare gli agnelli prima del sacrificio?

Le ipotesi e le suggestioni potrebbero essere molte e potremmo continuare a lungo rimando dopo rimando e domanda dopo domanda…

… ma citando una nota canzone: “…manca solo un verso a quella poesia, puoi finirla tu.”

Gioia – Salute – Prosperità

© Michele Leone
immagine presa dalla rete

giovedì 1 gennaio 2015

Nota alchemico - gastronomica su Maria l’Ebrea


Non ci sono fonti certe sulla biografia di Maria l’Ebrea come non è sopravvissuto nessuno dei suoi scritti, anche se Zosimo la cita spesso come Maestra. Probabilmente è vissuta tra il primo ed il terzo secolo d.C. ad Alessandria d’Egitto. La tradizione la considera la prima alchimista della storia dell’occidente e le vengono attribuite numerose opere ed invenzioni di strumenti utili alla chimica ed all’alchimia. Alcuni alchimisti dell’antichità hanno voluto vedere in lei Miriam sorella di Mosè. Questa parentela, andrebbe a collocarla in un contesto mitico, da un punto di vista allegorico o simbolico questa traslitterazione nel mito potrebbe avere una sua ragion d’essere. Parte importante del suo pensiero è la necessità di unione tra la parte volatile e la parte fissa di una sostanza, questa unione viene espressa metaforicamente con il congiungimento del maschile con il femminile.

La cottura a Bagnomaria (Balneum Mariae) deriva da un tipo di “cottura” alchemica di questa straordinaria donna. E’ un metodo di cottura dolce che consiste nell’immergere alambicchi od altri contenitori in acqua riscaldata allo scopo di evitare il contatto diretto con la fonte di calore primaria che potrebbe danneggiare la materia con cui si lavora/opera.

Oltre al metodo di cottura a Lei sono attribuite le invenzioni di vari tipi di forno e di strumenti.

Gioia – Salute – Prosperità

© Michele Leone
Immagine presa dalla rete

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