domenica 2 novembre 2014

Recensione: Alain De Libera, Storia della Filosofia Medievale, Jaca Book, Milano 1995


Era il 1996 e mi preparavo a sostenere l’esame di Storia della Filosofia Medievale la parte generale si sarebbe dovuta sostenere sul classico Gilson. Non ricordo se perché questo mostro sacro non avesse incluso nella sua opera Giacchino da Fiore o solo perché ero un giovane rompiballe decisi che non mi sarei accontentato di preparare la parte generale dell’esame su questo testo. Così armato della mia passione mi recai dalla prof. e dopo una lunga discussione ottenni di preparare l’esame anche sul De Libera. Il volume di Alain lo avevo scoperto nell’inserto della domenica del sole 24 che all’epoca ero solito “rubare” a mio padre.

In queste ultime ore mi sono trovato sia a scrivere di Ermeneutica delle Scienze Ermetiche sia a partecipare a conversazioni sul medioevo dove i protagonisti avevano poche idee e ben confuse evidente retaggio di una pseudo cultura romantica (nel senso peggiore del termine), come se tutto questo non bastasse gli scenari geopolitici degli ultimi anni e gli estremismi religiosi impongono per chi vuole dare uno sguardo un po’ meno superficiale alla realtà un approfondimento.

Il libro di Alain si muove nel così detto medioevo con una agilità sorprendente e soprattutto non è il classico manuale di storia della filosofia medievale occidentale. Il libro nelle sue oltre cinquecento pagine si muove non solo nella vastità di quasi un millennio ma, anche in quella di una geografia che si spinge sino ad oriente. L’approccio è didattico essendo un volume preparato per gli studenti del “primo ciclo” dell’Università francese, quindi può essere letto da chiunque abbia la voglia di imparare senza pregiudizi. In queste pagine si troveranno i filosofi e le filosofie appartenenti ai tre  monoteismi.

“Per scrivere una storia della filosofia medievale, lo storico che vuole darsi carico della realtà storica deve dunque partire dall’esistenza della pluralità: pluralità delle culture, pluralità delle religioni, pluralità delle lingue, pluralità dei centri di studio e della produzione dei saperi.

Filosoficamente, il mondo medievale non ha un centro. Non solamente perché il mondo medievale occidentale ha una pluralità di centri (cosa che molti storici sono disposti a riconoscere), ma soprattutto perché ci sono più mondi medievali. La Bagdad del III secolo dell’Egira e l’Aquisgrana del IX secolo dell’era cristiana sono contemporanee, ma non appartengono né al medesimo tempo, né al medesimo mondo né alla medesima storia. … Sono due mondi epistemologicamente uguali nei diritti che convergono o divergono sotto il suo sguardo. Il posto dello studioso non è né a fianco di Carlo Magno, né di fianco di Harun al-Rashid, ma di fianco ad entrambi, cioè da nessuna parte.


Tre questioni preliminari si pongono alle soglie di una storia della filosofia medievale: l’oggetto esiste? In altri termini: c’è stata una filosofia nel Medioevo? La filosofia medievale è qualcosa di diverso da una teologia rivelata, filosoficamente equipaggiata? La filosofia medievale, qualunque sia la sua natura, ha apportato un contributo significativo alla storia generale della filosofia?”

Indispensabile

Gioia – Salute – Prosperità

© Michele Leone

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