sabato 12 luglio 2014

sul simbolo e sul conosci te stesso nota 1.0


L’uomo contemporaneo ha perso e sta perdendo il legame con la natura con la capacità di ascoltare e vedere; perde sempre più velocemente quelle che con una parola moderna possono essere definite le connessioni tra microcosmo e macrocosmo, perde quel poco che resta del nutrimento dei simboli ed è distratto costantemente da sé stesso. Questa perdita, questo smarrimento non sono iniziati da pochi decenni, ma è un decadimento che ormai è in atto da secoli. Questo decadimento è stato accelerato dalla non-human generation ©[1]. La più grave delle perdite è la non conoscenza ed il disinteresse dell’uomo verso sé stesso. Se già a Delfi o prima si dava l’indicazione del gnôthi sautón, e questa indicazione spesso nella storia è stata riservata a pochi coraggiosi o iniziati oggi sembra che l’indicazione di massima sia fuggi da te stesso!
Queste poche righe per introdurre senza commento in questa sede un estratto da Carl G. Jung, Gli archetipi dell’inconscio collettivo, Torino 2013

Nel baratro si cela un pericolo: l’uomo prudente lo evita ma, così facendo, si lascia anche sfuggire il bene che un rischio, assunto con coraggio seppure imprudentemente, potrebbe conseguire.
I recessi del cuore sono abitati da malvagi spiriti assetati di sangue, da furia repentina e da debolezza sensuale. … Chi va verso sé stesso rischia l’incontro con sé stesso. … Questa è la prima prova di coraggio da affrontare sulla via interiore, una prova che basta a far desistere, spaventata, la maggioranza degli uomini. Infatti l’incontro con sé stessi è una delle esperienze più sgradevoli, alla quale si sfugge proiettando tutto ciò che è negativo sul mondo circostante.


L’incontro con sé stessi significa anzitutto l’incontro con la propria Ombra. …

A buon intenditore…
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[1] non-human generation. Titolo di un articolo di prossima pubblicazione.

Silenzio e Parola da G. Magno

Sa parlare secondo verità soltanto chi prima ha imparato bene a tacere. Custodire il silenzio significa alimentare la parola. E davvero chi riceve la parola, anche per una grazia sovrabbondante, colui che prima, per umiltà, opportunamente t...ace. A questo proposito si dice in Salomone: "C'è un tempo per tacere e un tempo per parlare"(Qo 3,7). Non si dice: "c'è un tempo per parlare e un tempo per tacere", ma mette prima il tempo per tacere e poi fa seguire il tempo per parlare; poiché non è parlando che dobbiamo imparare a tacere, ma tacendo dobbiamo imparare a parlare.
Gregorio Magno, Omelie su Ezechiele

Foto: Sa parlare secondo verità soltanto chi prima ha imparato bene a tacere. Custodire il silenzio significa alimentare la parola. E davvero chi riceve la parola, anche per una grazia sovrabbondante, colui che prima, per umiltà, opportunamente tace. A questo proposito si dice in Salomone: "C'è un tempo per tacere e un tempo per parlare"(Qo 3,7). Non si dice: "c'è un tempo per parlare e un tempo per tacere", ma mette prima il tempo per tacere e poi fa seguire il tempo per parlare; poiché non è parlando che dobbiamo imparare a tacere, ma tacendo dobbiamo imparare a parlare.
Gregorio Magno, Omelie su Ezechiele


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